Crisi d’Impresa: come il controllo di gestione ti salva l’azienda

Il nuovo Codice della Crisi d'Impresa non accetta scuse sul controllo di gestione. Dal 15 luglio 2022 è in vigore la nuova legge.

Fare un buon controllo di gestione è l’unico modo per evitare la crisi aziendale per le piccole medie imprese e le ripercussioni sugli amministratori e rappresentanti legali.

Prima, vediamo cosa si intende per controllo di gestione e crisi d’impresa nella logica aziendale.

Controllo di Gestione: cos'è?

Il controllo di gestione è l’insieme di processi aziendali, strumenti, attività e metodologie che permettono di tenere sotto controllo lo stato di avanzamento del lavoro quotidiano verso gli obiettivi aziendali

In sostanza, si tratta di un’attività di monitoraggio che si basa sull’analisi dei dati. I principali indici da tenere monitorati sono:

  • MOL – margine operativo lordo sui prodotti e servizi venduti.

  • Break-even point.

  • Conto economico aggiornato mensilmente (o almeno trimestralmente).

  • Adeguamento dei prezzi di vendita in base ai costi fissi e variabili.

  • Porsi obiettivi economico e analizzare lo scostamento mese per mese.

  • Conto economico previsionale per l’anno in corso.

  • Comparare periodicamente il conto economico dell’esercizio in corso con quello previsionale.

  • Lavorare per budget.

Chiariamo i punti fondamentali attraverso le domande salienti.

Come fare il controllo di gestione? 

Le fasi del controllo di gestione partono dalla programmazione dell’area Amministrazione Finanza e Controllo in azienda. Una volta stabiliti gli obiettivi da raggiungere, si impostano i KPI aziendali cruciali.

A questo punto si procede nel coinvolgere nella strategia aziendale ogni reparto, con le relative risorse umane.

I dati del controllo di gestione vanno raccolti e analizzati attraverso report periodici. In questo modo si valuta la performance aziendale dal punto di vista economico finanziario.

Quando si fa il controllo di gestione?

La risposta è proprio quella che temevi. Nessuno vuole mai sentirselo dire, ma è la realtà. 

Il controllo di gestione aziendale va fatto sempre. I KPI aziendali vanno monitorati costantemente.

Non ha senso non farlo o non farlo con cura. Ne pagano le conseguenze l’imprenditore e l’azienda.

A che serve il controllo di gestione?

  • A verificare se l’azienda sta procedendo nella giusta direzione.

  • Ad intercettare e a correggere eventuali criticità.

  • A prendere le giuste decisioni per il futuro dell’azienda.

Chi fa il controllo di gestione?

L’analista o controller è una figura adibita, nello specifico, alla redazione dei report.

Che tu abbia o meno una figura esclusivamente ingaggiata per questa mansione, una scelta saggia è digitalizzare il controllo di gestione

Un software gestionale è uno strumento in grado di raccogliere, comparare e condividere i dati aziendali.

Crisi d'impresa: cos'è?

Il concetto di crisi d’impresa, dal punto di vista legislativo è legato a quello di insolvenza

Citando l’articolo 5 della Legge Fallimentare:

Lo stato d’insolvenza si manifesta con inadempimenti od altri fatti esteriori, i quali dimostrino che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.

Il passo successivo, quando si accumula più di una insolvenza (a volte una sola è già sufficiente) è il fallimento. 

Errata corrige: fallimento è appena diventato un termine obsoleto. L’ingresso della nuova legge sulla crisi d’impresa addolcisce la pillola sostituendo questa nomenclatura con liquidazione giudiziale.

Il (nuovo) Codice della crisi d’impresa e dell’Insolvenza

La legge sulla crisi d’impresa (legge nr. 233/2021) è entrata in vigore il 15 luglio 2022. Fa parte del programma di attuazione del PNRR.

Nonostante sia stata approvata il 13 aprile, ancora oggi pochi hanno davvero capito cos’è successo. 

In sostanza, la legge prevede che gli enti creditori nei confronti dell’impresa, come INPS e Agenzia delle Entrate, abbiano l’obbligo di notificare agli imprenditori quando avviene il superamento di un certo limite di morosità.

Questa novità permette agli imprenditori di intervenire prima che sia troppo tardi, ricercando le cause che preannunciano la crisi e agendo per fermarle.

Di che soglia di morosità parliamo? Ad oggi bastano 5.000 euro di tasse non pagate, risalenti al primo trimestre del 2022. Se la tua impresa ha dipendenti la soglia sale a 15 mila euro.

Questo vuol dire che le imprese devono tenere monitorati i propri numeri aziendali, soprattutto quelli economico finanziari.

Cosa succede quando si verifica la crisi d’impresa?

Partiamo da un presupposto.
La crisi viene sempre preannunciata e se analizzi i dati te ne accorgi.

Ci sono segnali d’allerta da tenere in considerazione per prevenire il peggio.
Questi segnali sono specificati nel terzo articolo del Codice:

  • debiti per retribuzioni che superino la metà del totale mensile e che siano scaduti da più di 30 giorni;

  • debiti verso i fornitori qualora siano scaduti da più di 90 giorni e abbiano un totale più alto di quelli non scaduti;

  • esposizioni nei confronti di enti finanziari, scaduti da più di 60 giorni e di valore uguale o superiore al 5% del totale delle esposizioni

  • esposizioni debitorie come nell’articolo 25-novies del CCII.

Se la crisi irrompe in azienda, qualcosa è andato storto dal punto di vista di Amministrazione, Finanza e Controllo (clicca e leggi la brochure del nostro servizio AFC).

L’intento della nuova legge è dimostrato dal sistema d’allerta.
Una volta ricevuta la segnalazione l’impresa deve (art. 377) aprire un’istanza di risanamento.

Per farla breve, deve chiedere aiuto a Camera di Commercio o farsi assistere per placare o risanare la crisi. 

Questa nuova misura vuole essere un mezzo per diffondere un corretto assetto organizzativo delle imprese e anticipare e correggere in tempo i periodi di negatività.

Piccole e Medie imprese italiane vs controllo di gestione

Si può prevenire la crisi d’impresa?
Ecco che entra in scena il famoso Controllo di Gestione, la bestia nera della PMI italiana. 

Nel corso degli anni abbiamo conosciuto e analizzato oltre 600 imprese. Di queste, il 95% non ha un sistema di controllo di gestione. Siamo allergici ai numeri e alla programmazione. Come mai?

Uno dei motivi principali deriva dalla consanguineità dei vertici dell’organigramma aziendale, fattore diffuso nelle piccole e medie imprese italiane.

Le nostre imprese sono tutte a carattere e conduzione familiare con scarsa propensione alla managerialità.

Cosa succede quando un parente non ha le capacità per ricoprire al meglio il suo ruolo in azienda? Di solito, niente. Si continua a tirare dritto senza aggiustare le cose perché si può licenziare un manager o un dipendente, ma non un parente.

2 cause frequenti della crisi delle imprese italiane:

  • Poca o inesistente formazione aziendale. Se c’è una cosa che non ci piace fare in Italia questa è lo studio. Infatti, solo il 20,1% della nostra popolazione (di 25-64 anni) possiede una laurea contro il 32,8% nel resto dell’Europa.
    Questo vale anche per la formazione in azienda. Troppi imprenditori pensano che la formazione sia una perdita di tempo.

  • Le aziende italiane sono piccole, tante e piccole. Il 94,8% delle aziende italiane hanno meno di 5 dipendenti. Un fenomeno molto più diffuso qui che nel resto d’Europa. Le dimensioni e le scarse possibilità di investimento impediscono alle medie e piccole imprese di fare il salto di qualità assumendo personale altamente qualificato o adottando tecnologie avanzate e costose.
    Diventa molto difficile lavorare per programmazione e fare investimenti con visione di medio lungo periodo (a 3-5 anni per intenderci).

Il controllo di gestione anti-crisi d’impresa:

  • Hai i numeri aziendali sotto controllo, sempre.
    I bilanci di verifica sono mensili o al massimo trimestrali. Questo ti permette di prendere decisioni e virare in tempo per evitare brutte sorprese.
    Se fai fare la contabilità fuori non hai mai i numeri aggiornati in tempo reale o entro un paio di mesi. Quindi, non puoi agire per tempo sui cambiamenti o per migliorare i numeri aziendali.

  • Ti permette di fare budget e decidere come e su cosa investire nei vari reparti aziendali per migliorare l’esercizio in corso e quelli futuri.
    Sai già chi ti deve pagare, chi devi pagare e quanto e puoi pianificare.

  • Lavori meglio con le banche. Hai accesso a credito e puoi fare bandi in totale sicurezza.

  • Sai già quanto puoi investire sul reparto commerciale e marketing per far crescere le vendite o migliorare il tuo margine.

  • Puoi prevedere il tuo bilancio e stabilire il tuo break-even point o “punto di pareggio”; cioè, quanti soldi ti servono per tenere aperta la tua azienda.

Il controllo di gestione ti salva dalla crisi d’impresa. 

La responsabilità dell’amministratore

Il testo della Riforma della crisi d’Impresa parla chiaro (vedi immagine qui sopra).

Se l’amministratore non prende questo provvedimento, peraltro obbligatorio, deve rispondere “verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell’integrità del patrimonio sociale”.

L’amministratore della società risponde con i propri capitali se l’azienda va in crisi e poi fallisce; meglio fare di tutto per evitare situazioni del genere.

Tra i compiti dell’amministratore c’è la cura dell’assetto organizzativo dell’impresa, che deve tener conto:

  • della strategia aziendale;

  • del posizionamento dell’impresa sul mercato;

  • dei processi aziendali, che devono essere ottimizzati in tutte le fasi e in tutti i reparti;

  • del sistema di produzione, raccolta, gestione e analisi dei dati aziendali;

  • della formazione delle risorse umane;

  • della gestione del fattore tempo.

Ricordati che se controlli i numeri aziendali e dimostri che hai sempre verificato la parte finanziaria la responsabilità di un’eventuale crisi d’impresa non è più sulle spalle dell’imprenditore.
La condanna per mala gestio si applica solo se l’amministratore non ha adottato assetti organizzativi, amministrativi e contabili idonei per prevedere o colmare lo stato di crisi. 

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